Le polizze per gestire il risparmio.
- Mauro Lardinelli
- 28 dic 2020
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 13 feb 2021

Una delle aree in cui l' offerta assicurativa è presente e cerca di far sentire sempre più la sua voce è il cosi detto risparmio gestito.
Lo fa sia in forma diretta attraverso la rete di intermediari ossia Agenti e Broker, sia attraverso accordi di carattere commerciale con Banche. Nell'uno e nell'altro caso vengono messe a disposizione una serie di strumenti che nel corso degli anni hanno subito evoluzioni di carattere normativo/fiscale che ne hanno modificato i profili .
Non voglio entrare nei tecnicismi delle offerte, non è lo scopo del Blog, ma fare delle considerazioni di carattere generale che possono aiutare ad una scelta ragionata e consapevole l'Assicurato.
Partiamo da un presupposto. Nel mondo assicurativo non vi sono novità da decenni, per cui, spesso, quello che sembra una nuova offerta in realtà è qualcosa presente da anni, che ciclicamente le Compagnie ripropongono. Dico questo perché, nel caso dell' argomento trattato, le polizze agganciate ad indici di borsa (Index Linked) o fondi (Unit Linked) sono presenti sul mercato da decenni.
Quindi il risparmio gestito si muove prevalentemente su questi binari, nel caso in cui l'Assicurato cerca delle performance finanziarie dai prodotti assicurativi.
A questo punto, va focalizzato l'obiettivo che si vuole raggiungere e la situazione finanziaria personale. Ciò alla luce di quelle che sono le "prestazioni" che si possono ottenere da strumenti che hanno comunque bisogno di essere tarati sulla propensione dell'Assicurato ad un certo grado di rischio ed alla disponibilità temporale di lasciare la somma impegnata nella disponibilità della polizza scelta.
Sia le Index Linked che le Uinit Linked hanno una certezza ed una incertezza. La prima si può immediatamente conoscere è costituita dall'insieme dei parametri che ne danno l'effettivo rendimento, ossia quanto va realmente in tasca all'Assicurato. Parlo dell'insieme dei costi di sottoscrizione, dei costi di gestione, dell' aliquota di retrocessione cioè quanto del rendimento la Compagnia mi retrocede e quanto quindi ne trattiene, della percentuale che l' Assicurato decide di investire nel Fondo Interno o nella Gestione Separata. Quest'ultima, la Gestione Separata, rappresenta la parte "sicura" della somma che si decide di investire nella polizza, cioè la parte con una percentuale di rischio bassissima molto vicina allo zero, che però non darà un rendimento finanziario.
Quindi, la parte che deve dare luogo al rendimento annuo della polizza è quella destinata al Fondo Interno, nel caso delle Unit Linked, o al mercato azionario, nel caso delle Index Linked. Giocare su quanto si punta su queste variabili configura il cosi detto indice di rischio, ovvero quello che rimane in capo all'Assicurato, che, in base a tale scelta, sarà artefice del destino del suo risparmio gestito.
Entrambi gli strumenti permettono nel corso del tempo di cambiare (switch) la composizione della polizza in termini di parte finanziaria vera e propria. Questa operazione comporta dei costi, anche se quasi tutte le Compagnie permettono la prima variazioni a costo zero. Al di la del costo, la variazione da un fondo ad un altro o da un mercato finanziaria all'altro va fatta sulla base di un'analisi periodica e di un minimo di conoscenza dell' andamento delle finanza.
Qui propongo una riflessione, è l'Assicurato in grado di fare questo? E' il suo intermediario in grado di fare questo?
Dalla risposta a queste domande dipende larga parte della performance finanziaria della polizza scelta, oltre all' opzione scelta a monte della percentuale di rischio che l'Assicurato ha deciso di assumersi.
Qui mi viene in mente un'altra considerazione. In un momento in cui il mercato dei titoli di stato non dà rendimenti, ed è questa la prima risorsa della parte "sicura" ovvero della Gestione Separata" (si chiama così perché è appunto separata dalla gestione finanziaria della Compagnia), la scelta del profilo di rischio diventa fondamentale per il rendimento finale della polizza. I profili di rischio sono solitamente tre, basso (una percentuale attorno al 70% nella gestione Separata), medio (50 %), alto (30). E' chiaro che in un'ottica di "rendimento" il profilo di rischio alto sia l'opzione migliore.
Quindi la mia considerazione è, se l'obiettivo è quello di conseguire il miglior rendimento finanziario possibile e quindi accettare un profilo di rischio alto, è sicuro che la polizza sia lo strumento migliore per accedere ai mercati finanziari o azionari?
Altro argomento è rappresentato dalla propensione ad immobilizzare nel tempo il denaro, cioè quanto l'Assicurato presuppone di poter tenere la somma accantonata nello strumento scelto. Questo elemento va considerato anche se vi è la possibilità, passato il primo anno, di riscattare la somma maturata, ma ridotta di una percentuale che rappresenta una penalizzazione.
La considerazione è, quindi, di fare una valutazione su quanto del risparmio destinare alla polizza scelta pensando di tenerlo immobilizzato per un periodo mediamente di cinque anni circa, pena non riprendere l'intera somma versata specialmente nel caso di profili di rischio basso o medio che non generano un rendimento tale da coprire i costi della polizza stessa.
In generale vale il principio di una scelta consapevole, fatta in base alla propria disponibilità ad accantonare una somma senza che ciò costituisca un pregiudizio o una complicazione per le proprie finanze, questo per quanto detto ovvero la propensione ad immobilizzare il proprio denaro per un periodo seppur breve ma di circa cinque anni.
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